Non uno di meno
PNNR D.M. 19
“Non uno di meno”.
Non è solo uno slogan.
È un progetto e una sfida ambiziosa che il Liceo Porporato ha portato avanti con successo in quest’anno scolastico, grazie ai fondi del PNNR D.M. 19/2024 per il contrasto alla dispersione scolastica.
Anima e cuore del progetto la prof.ssa Ernestina Parente, che è riuscita a dare corpo al progetto, sostanziandolo con solidi contenuti pedagogici, e a motivare un nutrito gruppo di docenti del Liceo Porporato, che hanno partecipato a diverso titolo alla realizzazione dell’iniziativa, costituendo il team antidispersione: professoresse Lucia Carlevaris, Liliana De Santis, Eleonora Mastroprimiano, Luisella Porporato, Chiara Povero, Federico Pronello e professor Joram Gabbio. Nel gruppo è stato incluso un esperto esterno, la dottoressa Emilia Caizzo, ricercatrice e formatrice in ambito pedagogico.
Il piano prevedeva quattro linee d’intervento: mentoring per la rimotivazione e mentoring disciplinari rivolti agli studenti, laboratori co-curricolari e percorsi di potenziamento in orario pomeridiano, anch’essi per gli studenti e infine percorsi in orario preserale aperti a piccoli gruppi di genitori.
Questi i risultati delle azioni poste in essere dal corpo docente e dagli esperti coinvolti nell’iniziativa:
-attivati 79 mentoring motivazionali e disciplinari;
-realizzati 17 percorsi di supporto e potenziamento a piccoli gruppi sulle discipline, altri 6 verranno attivati a settembre e rivolti agli studenti delle future classi prime;
-attivati 6 laboratori di 10 ore l’uno su tematiche differenti: scrittura creativa, teatro, podcast, uscite sul territorio con il CAI, metodo di studio, letteratura e cinema;
-portati a termine 10 gruppi rivolti alle famiglie.
I numeri dei partecipanti sia tra gli studenti sia tra i genitori sono stati molto alti e hanno premiato l’impegno di quanti in questo progetto hanno creduto, ma soprattutto hanno messo in evidenza quanto sia importante, all’interno di una comunità educante, creare una rete tra la scuola, le famiglie e gli studenti che in questo progetto educativo sono stati messi al centro. In un mondo sempre più in rapida trasformazione, in cui siamo chiamati a fronteggiare cambiamenti radicali che richiedono resilienza, adattamento e nuove competenze di decodifica della realtà, è imprescindibile che la scuola, proprio in virtù del suo ruolo istituzionale, sia chiamata a fornire linee guida e di orientamento, innanzitutto mettendosi in ascolto degli studenti e delle famiglie, per offrire strumenti di espressione del vissuto e di comprensione e valutazione critica degli eventi e delle informazioni in cui siamo costantemente immersi.
Dalle narrazioni dei mentor coinvolti emergono dati interessanti: sicuramente vi è una valutazione positiva dell’esperienza, soprattutto il mentoring è stato “un sostegno e un supporto per le insicurezze e per l’ansia di molti studenti”, “molti ragazzi hanno trovato il coraggio di parlare ai propri docenti per esplicitare le loro difficoltà”. Tale attività, incentrata sul rapporto uno ad uno, è stata “un’esperienza trasformativa, nuova e positiva - sottolinea un’insegnante coinvolta - Innanzitutto significa passare il messaggio che ‘ti vedo e ti ascolto’. E per il biennio varrebbe la pena creare percorsi di peer to peer nelle classi”.
In questo contesto “La condivisione con i colleghi, la collaborazione con le famiglie, l’ascolto dei ragazzi e delle ragazze che hanno partecipato all’iniziativa sono stati fondamentali”. Tra i ragazzi che hanno beneficiato del mentoring, portando a termine le 12 ore previste, prevale la gratitudine dell’essersi sentiti ascoltati e supportati: “Ho preso 7 all’interrogazione di recupero e volevo ringraziarla per il prezioso aiuto in questo percorso”, “Anche se so che non supererò l’anno la ringrazio per avermi fornito un metodo di studio e per avermi resa consapevole delle mie potenzialità e dei limiti sui quali lavorerò”.
Sicuramente nei mentoring i punti di forza sono stati “il rapporto uno a uno, la fiducia reciproca, la relazione gratificante sia per lo studente sia per il docente”; “Spesso gli studenti gradivano uno spazio di ascolto oltreché un supporto sulla disciplina” e questo sottolinea ancora una volta l’importanza per gli adulti di mettersi in ascolto dei ragazzi guardandoli negli occhi in un incontro a tu per tu.
Sicuramente il progetto non avrebbe avuto successo senza un ottimo lavoro di team e molti mentor evidenziano quanto sia stato “Importante e fondamentale il rapporto con i colleghi della classe in cui era inserito lo studente”.
Per ciascuno di questi temi le relatrici hanno proposto spunti teorici con l'ausilio di slide e/o la lettura e il commento di testi, successivamente hanno lasciato spazio al confronto, alla condivisione di punti di vista, di opinioni e di esperienze personali stimolando il dibattito attraverso domande-guida. Infine, una parte delle ore è stata dedicata ad un laboratorio pratico di simulazione al colloquio e di possibili risposte efficaci nella relazione comunicativa con i figli.
Anche i laboratori co-curricolari hanno avuto un’ottima ricaduta sugli studenti. Il professor Yuri Berio Rapetti ha seguito un’attività teatrale dal titolo “Parole in atto”, che ha visto la presenza di un attore di teatro e cinema professionista, nonché drammaturgo. Le lezioni sono state tutte svolte in maniera pratica e non teorica, e hanno invitato i partecipanti a mettersi in gioco su diversi piani: quello delle emozioni, dell’espressione corporea, quello ludico e dell’elaborazione poetica e drammaturgica di un copione teatrale. L'attività, oltre ad essere molto coinvolgente, è anche stata per i ragazzi un'occasione di maturazione personale e di consapevolezza nelle proprie abilità e risorse interiori.
Il laboratorio co-curricolare cinematografico dal titolo "Dalla penna allo schermo: percorsi artistici tra cinema e letteratura", è stato invece tenuto dalla prof.ssa Linda Della Croce. L’attività ha avuto l'intento di analizzare in chiave critico-comparatistica alcune opere letterarie e le loro trasposizioni cinematografiche, soffermandosi sulle particolari scelte artistiche dei registi e approfondendo il peculiare rapporto che si instaura tra le diverse modalità di narrazione e i rispettivi linguaggi specifici adottati. Le opere analizzate hanno toccato la narrativa italiana e straniera, dai classici della letteratura di tutti i tempi ad opere più contemporanee, e l'alternanza di stimoli e suggestioni ha permesso agli studenti di approcciarsi parallelamente alla lettura dei testi e alla visione degli sceneggiati con uno sguardo consapevole e maturo, focalizzato sui concetti di riscrittura e di dialogo tra i due diversi media artistici, la letteratura e il cinema.
Il laboratorio su “Metodo di studio e nuove tecnologie”, tenuto dal professor Raffaele Fummo, è stato frequentato con interesse dagli studenti. Al suo interno sono state proposte modalità di studio e di apprendimento attraverso software didattici per creare mappe; i partecipanti hanno inoltre appreso a rielaborare le conoscenze ricorrendo a strumenti come l’IA e programmi per creare immagini e musica, in modo da affiancare apprendimento significativo e creatività.
La prof.ssa Paola Gay è invece stata docente tutor del laboratorio organizzato con la collaborazione del CAI, che è stato strutturato in due momenti: una fase preparatoria in classe, in cui gli studenti hanno familiarizzato con i sistemi di posizionamento, la cartografia e l’orientamento, ed un'uscita sul territorio con una guida del CAI, che ha proposto ai partecipanti attività di problem-solving in grado di stimolare il lavoro di squadra, il pensiero critico e la costruzione di relazioni tra i partecipanti. L’esperienza é stata molto valida e l'esperto ha gestito le attività e coordinato il gruppo in maniera ottimale.
Il laboratorio dal titolo "Creazione di podcast sulle modelle di Caravaggio e sulla condizione femminile nel 600", gestito dalla prof.ssa Maria Carla Ronco, è parte del progetto "Figure di donne nelle opere di Michelangelo Merisi da Caravaggio. Dalla parola all’immagine", che si concluderà il prossimo anno.
L’attività ha avuto l’obiettivo di realizzare un podcast suddiviso in 4 puntate, incentrate su sei opere di Caravaggio e sulla vita delle sue modelle, idealmente narrate attraverso lo sguardo della modella Maddalena Antognetti. Il prodotto sarà pubblicato sul sito dell’Istituto e accompagnerà il futuro allestimento di una mostra sul tema aperta al pubblico. In questo contesto gli studenti hanno potuto sviluppare le loro capacità di collaborazione, di analisi critica delle fonti e di uso degli applicativi, mostrandparticolare interesse e motivazione e impegnandosi con serietà, doti creative e competenze multimediali.
Altrettanto partecipato è stato il laboratorio di scrittura creativa tenuto dalla prof.ssa Elena Turri: i ragazzi, guidati da esercizi mirati e da tecniche specifiche, hanno avuto modo di sperimentarsi in una forma di scrittura non scolastica, scoprendo così la bellezza e il divertimento di inventare storie e descrivere il mondo attraverso i loro occhi.
Ora bisogna lanciare una nuova sfida per dare continuità nei prossimi anni a questo egregio lavoro, perché non si possono ignorare i risultati e soprattutto l’alta richiesta che è emersa tra gli studenti: ci vogliono professionisti, entusiasmo, energie, ma soprattutto fondi per non lasciare inevaso un bisogno di dialogo, di aiuto, di ascolto.
Prof.ssa Chiara Povero
L’ORA DI MENTORING: SOSTENERE IL VUOTO FECONDO
Il percorso svolto nell’ambito del P.N.R.R. con il progetto di Mentoring Motivazionale a cui ho preso parte, si è rivelato una delle esperienze più significative e affascinanti del mio agire educativo. In un contesto scolastico spesso segnato da una diffusa demotivazione e da una percezione di inadeguatezza da parte degli studenti, l’opportunità di instaurare una relazione educativa fondata sull’ascolto e sulla
presenza ha mostrato un potenziale trasformativo forte e concreto.
Ciò che ha funzionato, prima di tutto, è stata la possibilità di costruire uno spazio altro e un tempo altro rispetto agli spazi e ai tempi ordinari della scuola. Uno spazio e un tempo che potessero accogliere la parola dello studente senza giudizio, dove il ritmo dell’ascolto sostituisse quello della prestazione. Lavorare con questi studenti in momenti dedicati, ha permesso loro di esperire una nuova forma di relazione con l’adulto: non più docente-valutatore ma figura di appoggio, una presenza significativa. La continuità degli incontri ha consolidato questo legame generando fiducia. Alcuni di loro hanno ripreso a studiare, altri hanno semplicemente iniziato a guardarsi con occhi meno severi. In entrambi i casi, è avvenuto qualcosa.
Potremmo dire che qualcosa in loro ha cominciato a fiorire. Il fiorire, come ogni processo vitale, non è immediato né uniforme, ma si manifesta in quei piccoli scarti dal buio dell’indifferenza verso una luce ancora incerta ma possibile. Lì dove prima c’era solo il ritiro, la chiusura, l’auto-svalutazione, è apparso un movimento, una parola, una richiesta. Ogni richiesta, anche la più fragile, ha portato con sé il desiderio di esistere, di farcela.
Ciò che invece ritengo migliorabile riguarda l’inquadramento strutturale del progetto. Non sempre i tempi scolastici si conciliano con quelli del lavoro profondo che un percorso di Mentoring richiede. Il rischio è quello di dover interrompere un processo in fase germinale. Inoltre, sarebbe auspicabile un maggior coinvolgimento della comunità docente, che troppo spesso resta ai margini, come se la questione motivazionale fosse delegata ad alcuni. La motivazione non è un problema individuale ma relazionale: riguarda l’incontro, il riconoscimento, la possibilità di essere visti.
Proprio da qui nasce la riflessione sull’importanza dello sguardo. Lo sguardo dell’adulto, quando non è inquisitorio ma accogliente, può diventare specchio generativo. L’insegnamento riesce se si fa testimone di un desiderio. Ed è proprio questo desiderio che passa attraverso lo sguardo: lo studente sente di esistere quando si sente visto non nella sua mancanza, ma nella sua possibilità.
Accanto allo sguardo, è il vuoto a giocare un ruolo decisivo. Non assenza sterile, ma come spazio potenziale, dove qualcosa può nascere. Il Mentor non è colui che riempie, che fornisce risposte, ma colui che custodisce il vuoto, lo abita con pazienza attendendo che l’altro lo trasformi in parola, in gesto, in movimento. Questo è forse il lascito più profondo di questa esperienza: la scoperta che educare significa sostenere un vuoto attraverso il quale l’altro può diventare soggetto del proprio cammino.
Questo progetto ha offerto uno strumento molto utile, ma ciò che fa davvero la differenza non è lo strumento, bensì la postura. Se la scuola saprà custodire questa postura dell’ascolto, dello sguardo generativo e del vuoto fecondo, allora il Mentoring potrà diventare non solo un intervento straordinario, ma un orizzonte possibile del quotidiano educativo.
Valerio Stagno
LABORATORIO METODO DI STUDIO E NUOVE TECNOLOGIE
Alla luce del percorso svolto nell’ambito del P.N.R.R. quali elementi hanno funzionato e quali ritieni siano da migliorare?
Gli aspetti che hanno funzionato includono l’elevata partecipazione dei 25 studenti, l’applicazione pratica delle mappe mentali e concettuali, l’uso di software dedicati e l’introduzione di programmi di intelligenza artificiale per supportare lo studio e arricchire le presentazioni con immagini e musiche. L’esperienza laboratoriale si è svolta in cinque incontri di due ore ciascuno, ospitati nell’aula della comunicazione multimediale del Liceo. Le studentesse e gli studenti hanno mostrato sin dall’avvio un forte coinvolgimento: l’attività di brainstorming per individuare le aree di studio ha stimolato riflessioni condivise sulle proprie strategie di apprendimento. La successiva fase di costruzione delle mappe mentali, gestita con software gratuiti dedicati, li ha portati a organizzare concetti e gerarchie in modo visuale, consolidando la capacità di sintesi e memorizzazione.
L’utilizzo di software per le mappe concettuali ha approfondito il collegamento tra nozioni interdisciplinari, mostrando agli studenti come strutturare percorsi di studio logici e flessibili. Questo passaggio ha suscitato particolare curiosità: molti hanno sperimentato percorsi alternativi di ragionamento, trasformando contenuti complessi in schemi efficaci e facilmente aggiornabili.
La parte dedicata alle nuove tecnologie ha messo in luce il potenziale degli strumenti digitali per affinare il metodo di studio. Attraverso esempi pratici, gli studenti hanno appreso come utilizzare programmi di Intelligenza Artificiale per chiarire dubbi, rielaborare testi e generare piccole sintesi personalizzate. Hanno inoltre scoperto come creare immagini tematiche e composizioni musicali semplici con tool specifici, integrando questi contenuti multimediali nelle slide di presentazione per aumentarne l’impatto comunicativo.
L’approccio esperienziale ha favorito una comprensione attiva: ogni studente ha realizzato almeno una mappa mentale, una concettuale e una slide multimediale completa di immagine e colonna sonora. Il feedback raccolto a fine laboratorio ha evidenziato un alto grado di gradimento.
Per migliorare l’esperienza nei prossimi cicli si suggeriscono i seguenti interventi:
- Potenziare l’accesso a licenze professionali dei software, garantendo performance elevate e un maggior numero di funzionalità avanzate.
- Integrare il percorso con sessioni di peer-review, in cui gli studenti presentino i propri
elaborati e ricevano osservazioni costruttive da compagni e docenti.
- Organizzare workshop di formazione per i docenti, in modo da uniformare le strategie di accompagnamento e massimizzare il trasferimento delle competenze digitali nell’ordinario lavoro in classe.
In conclusione, il laboratorio “Metodo di studio e nuove tecnologie” ha dimostrato che l’adozione di strumenti digitali e di intelligenza artificiale può sostenere il modo di apprendere, consolidando l’autonomia e la creatività degli studenti. Con le migliorie suggerite sarà possibile rendere l’offerta formativa ancora più efficace e rispondente alle sfide educative del P.N.R.R.
Raffaele Fummo